Attacchi di Panico Cosa Sono e Come Possiamo Guarire?
Se stai leggendo questo articolo è probabilmente perché ti sei ritrovato ad avere sintomi come tachicardia, dolore toracico, vertigini, sudorazione, difficoltà respiratorie, formicolio e altri spiacevoli sintomi. Si, si è trattato proprio di un autentico attacco di panico. Quest’ultimo è la manifestazione più acuta e intensa dell’ansia.
Affinché un attacco possa definirsi tale, c’è bisogno che si verifichino almeno quattro dei seguenti sintomi:
- Sudorazione
- Senso di asfissia
- Brividi di freddo o vampate di calore
- Fiato corto o sensazione di soffocamento
- Palpitazioni o tachicardia
- Paura di perdere il controllo o la ragione
- Paura di morire
- Parestesia e formicolio
- Sensazione di sbandamento o svenimento
- Tremori più o meno acuti
- Dolore al petto
- Nausea o disturbi addominali
- Sensazione di irrealtà, come se ci si stesse distaccando da se stessi
Un tipico attacco di panico completo comincia con delle palpitazioni e tachicardia, poi un dolore toracico, accompagnato da brividi o vampate di calore e la sensazione di morire. A causa della sua somiglianza con i sintomi di un infarto, viene spesso confuso con quest’ultimo e induce a correre subito al pronto soccorso.
Se al contrario, un attacco di panico si manifesta con meno di quattro di questi sintomi, si definisce paucisintomatico. Solitamente, chi ne soffre ha più attacchi durante il giorno e si manifesta con senso di sbandamento e vertigini e la paura di cadere, ma non è detto che non possa manifestarsi con sintomi diversi.
Gli attacchi di panico inaspettati (anche conosciuti come ‘a ciel sereno’) sono quelli che compaiono senza un motivo scatenante. Solitamente, un attacco di panico è sempre la conseguenza di qualcosa. Solo un numero limitato di attacchi non ha una causa apparente e quindi ci vuole molta esperienza clinica per capire se si tratta proprio di un attacco di panico inaspettato. Un esempio potrebbe essere l’attacco di panico proprio nel momento in cui il soggetto si sta rilassando. Non ha senso, penserai. Tuttavia, se inconsciamente il soggetto pensa che l’atto di rilassarsi significhi perdere il controllo o perdere tempo inutilmente, ciò scatenerà in lui o lei un meccanismo di allerta dettato dallo stato ansiogeno. Un altro esempio molto comune di attacco di panico inaspettato è quello che si verifica di notte, durante il sonno, e che è così intenso da svegliare il soggetto interessato. Pensa che almeno il 30% di coloro che soffrono di attacchi di panico l’ha avuto almeno una volta.
Al contrario di quelli inaspettati, gli attacchi di panico causati da una situazione sono quelli in cui il fattore scatenante si può accertare con facilità. Questi molte volte sono legati a delle condizioni cliniche. Chi soffre di Fobia Sociale, per esempio, tenderà ad avere un attacco di panico prima di uscire e relazionarsi con altre persone. Una persona con un Disturbo Ossessivo-Compulsivo potrebbe soffrirne quando si verifica proprio la situazione che teme. Chi soffre di Disturbo d’Ansia da Separazione potrebbe averne uno quando si manifesta il timore di perdere effettivamente qualcuno e così via.
Anche gli attacchi di panico sensibili alla situazione si verificano quando il soggetto è esposto a determinate situazioni, ma non insorgono in modo sistematico. Un esempio potrebbe essere quello di un soggetto che ha un attacco di panico alla guida, nonostante sia un’azione abitudinaria. In questo caso, l’attacco sembra imprevedibile, ma è comunque collegato ad una causa ben precisa. Chi ne soffre molto spesso tende a evitare di compiere qualsiasi azione che potrebbe causarne la comparsa, praticando il ritiro sociale. Questa è infatti una delle cause più comuni della depressione.
Perché si ha la sensazione di morire quando si ha un attaco di panico?
Scientificamente parlando, invece, la sensazione di morire è data anche dalla scarica di adrenalina nella risposta di attacco-fuga. Il corpo percepisce l’attacco di panico come una situazione di estremo pericolo e così produce un’intensa scarica di adrenalina. Questo evento fa sì che si mettano in moto delle alterazioni chimiche nel cervello e che si inneschino dei pensieri negativi, in modo da avvisarci del pericolo che incombe. Dunque il corpo tenta di avvisarci che la nostra vita è in pericolo e invia segnali di paura. Nel caso di un attacco di panico, il corpo sbaglia e il cervello non riesce a trovare una spiegazione alle sensazioni provate. Non essendo presenti minacce evidenti, il cervello interpreta questo evento come una sensazione di morte, come se il soggetto stesse per morire da un momento all’altro.
Cosa fare se si è da soli durante un attacco di Panico?
Le tecniche di rilassamento possono rivelarsi molto utili in occasione di un attacco di panico, ma a volte non bastano. Soprattutto per coloro che soffrono di attacchi di panico cronici e che subiscono conseguenze gravi nella vita quotidiana, è necessario seguire una terapia specifica per poter ritornare a condurre una vita normale.
Infine, puoi usare un’altra tecnica che si basa sui punti di pressione. Mentre inspiri profondamente, comincia a massaggiare la parte alta delle orecchie fino a scendere ai lobi. Mentre lo fai, presta attenzione nel caso in cui senti che un’area è dolorante e agisci su quella, così da allentare la pressione.
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Ma cosa è possibile fare per controllare un attacco di panico?
Agitarsi e respirare velocemente è l’ultima cosa da fare. Bisogna fermarsi e soprattutto respirare lentamente, magari utilizzando le tecniche già menzionate.
Quando si è da soli, poi, si sente il bisogno di avere qualcuno di fiducia al proprio fianco, ma non sempre è possibile. Tuttavia, possiamo immaginare che quella persona che ci ispira tanto sia accanto a noi. Ciò aiuta a superare il senso di abbandono e di non riuscire a farcela da soli.
Un altro metodo molto efficace è la camminata. Facendo ciò, riusciamo a scaricare un po’ di quell’adrenalina che si è accumulata nel corpo.
Durante un attacco di panico tutti i possibili pensieri negativi e catastrofici affiorano alla mente. È bene dunque spostare l’attenzione su cose e pensieri positivi. Puoi, per esempio, ascoltare della musica che ti rallegra. Molti studi scientifici hanno infatti provato l’efficacia della musica contro gli stati ansiosi. Magari puoi telefonare ad un amico o un parente o guardare un film che ti fa ridere tanto. In alternativa, puoi immaginare una situazione di rilassamento. Per esempio, immagina di essere in una radura circondata da alberi, su cui si posano degli uccellini che cantano o magari di essere al mare. Se c’è invece un evento passato che ti ha reso particolarmente felice, puoi richiamare quel ricordo alla mente. Qualsiasi situazione che desti rilassamento va bene.
È di fondamentale importanza sottolineare che qualsiasi attacco di panico, che sia acuto o meno, passa e non lascia alcun segno. Niente ti potrà succedere, qualunque siano i pensieri negativi che ti affliggono in quel momento.
Se, invece, soffri di attacchi di panico cronici, la cosa migliore da fare è rivolgersi ad uno specialista. Il modo più efficace in cui potrà aiutarti è farti intraprendere un percorso di Terapia Cognitivo-Comportamentale. Attualmente è considerata come uno dei metodi più affidabili ed efficaci per il trattamento dei disturbi psicopatologici. Questo metodo aiuta nella far capire al paziente che i disturbi che emergono sono solo frutto di credenze disfunzionali e pensieri negativi che col tempo si sono radicati nella sua mente, e a far emergere la possibilità e l’opportunità di cambiarli. La Terapia Cognitivo-Comportamentale si propone di aiutare il paziente ad individuare le credenze e i pensieri negativi ricorrenti e gli schemi distorti di interpretazione della realtà e a sostituirli con convinzioni più funzionali.
Ormai questa terapia si è affermata a livello mondiale ed è stato dimostrato a più riprese che essa costituisce un metodo efficace, con risultati migliori rispetto a quelli che si potrebbero ottenere con farmaci per il trattamento della depressione e dell’ansia, dimostrandosi anche più efficace nel prevenire le ricadute. C’è da dire che la terapia è anche orientata al paziente. Il terapeuta, infatti, lavora assieme al paziente per fissare gli obiettivi della terapia, concordando un piano di trattamento e verificando periodicamente i progressi fatti. Di solito la durata della terapia varia dai quattro ai dodici mesi, ma in base alla gravità dei problemi psicologici può anche durare di più. Alla fine, ma anche durante il percorso, si potrà notare che i problemi concreti saranno stati risolti alla radice, con una eliminazione degli attacchi di panico, dei rituali compulsivi, dei comportamenti alimentari patologici e così via.
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